viernes, agosto 31, 2007
Le cose che non ho detto (ancora)
Le canzoni dell'estate a volte durano proprio tutta l'estate. Poi a un certo punto diventano una cosa poco simpatica, cioè Irene Grandi ormai non la si può più ascoltare, per quanto bello fosse il suo inno piromane. Roy Paci ha fatto il colpaccio, ma è stato inflazionato quando anche studio aperto si è messo a usarlo a quattro palmenti. Zucchero ha voluto fare l'eroe, ma stavolta il Biagio nazionale lo batte. Di straniera scelgo Monsoon dei Tokio Hotel già consigliatami da bonnie prima che sbarcassi nella calda trinacria, e la coppia Bosé-Shakira. La musica è importante per scandire i tempi. Ora c'è Gino e l'Alfetta che le batte tutte, me l'ha fatta scoprire pelly e sarà la colonna sonora di questo settembre incerto come l'italiano di Luca Giurato.
Ho visto 4 film, tutti promossi. Apocalypto, che è la storia di Zampa di Giaguaro e non un documentario di torture gratuite come lo volevano far passare; Coach Carter, con Samuel L. Jackson, film che mi ha ricordato la storia di Riki quando è finito nel bronx; Il Sapore della vittoria, che poi è il padre di Coach Carter (padre nel senso Collodi-Pinocchio, non Geppetto-Pinocchio) [questa era per carmine, che però non leggerà mai questo post, o meglio, è più probabile che lo legga Anfuso dall'internet point della pletni]; e poi ho visto C'era una volta in america, un po' lunghetto - soprattutto se il giorno dopo la sveglia suona alle 5.45 - ma era da vedere.
Mi hanno tolto 2 punti. Cosa sarà mai. Più di 5 anni di guida immacolata penso che mi siano valsi qualche punto fedeltà. Ora non so dove si controlli il saldo punti, ma mal che vada torno a 20. Però 158,69 euro non è una multa, è un salasso. Patteggerei volentieri per scalare a 100 euro in cambio di altri 3 punti. Ovvio, l'ideale sarebbe annullarla ma lì allora dovrei mettere sul piatto almeno una dozzina di punti, ma il Sire dice che non funziona così.
Quel giorno andavo a intervistare Giovinco a Vinovo. Andavo a 118 all'ora, troppo per i vigilotti di vercelli. D'altronde papàmattio l'ha sempre detto: "Vale è è... velocissimo". E' bruce che non l'ha mai capito.
jueves, agosto 30, 2007
Il guanto della sfida
Quindi la storia del ping pong ora la sapete tutti. Ho sorvolato sul trasporto (un carrozzone da 65 kili appoggiato sul tettuccio della 600 per 18 km di curve) e sul montaggio (ci sono voluti 4 cervelli e 8 mani fino a notte fonda) sennò il post avrebbe raggiunto dimensioni non sopportabili dalla memoria di blogger.
Il punto però è: ci avete giocato con sto ping pong? o meglio, come chiede Alessandro da Corsico "chi ha conseguito la migliore forza al giuoco del ping e del pong?"
Caro Alessandro, ti rispondo subito. Innanzitutto, posso chiamarti Siry? ecco, Siry, partiamo subito dal concetto che Pelly, secondo me, può battere anche Robi. Pelly le prende tutte, tranne alcune mie schiacciatone, quando mi trasformo in cinese. Io sono l'emotivo, nello stesso giorno posso perdere contro Padre Bernardo ma vincere contro Liu Xiao Pen. Non ho regole, tranne quella di essere sregolato. Una volta ho perso un trofeo (proprio quello intitolato al disonesto ricambista) dopo che stavo conducendo 6-0 su Pelly (nei trofei facciamo che non vige cappotto). A dirla tutta, nella settimana di full immersion di ping pong, le volte che ho battuto Pelly si contano sulle dita della mano di un falegname distratto. Di memorabili ho conseguito il Trofeo Moratti (e ci tenevo), il Trofeo Maiorana (olè) e poi... e poi c'è la Leggenda.
Era il primo giorno, vale a dire il pomeriggio dopo la nottata del montaggio: vado giù di sconfitte con la regolarità con cui Alessia Marcuzzi va di corpo da quando usa Activia. Alterno giocate da olimpionico cinese a errori di nervosismo e di sfiga, diciamocelo. Pelly si crogiola in questa situazione e fa incetta di trofei. Allorchè, conoscendomi e conoscendolo, gliela butto lì: "facciamo una partita a 21 con handicap, cioè mi batti se mi stacchi di 10 punti". E' un po' come dire a Henry "facciamo una gara di rigori però tu calci con la tega", una proposta che lusinga chiunque. Pelly non avendo nulla da perdere accoglie la proposta, e parte pure a razzo. Sembra avviato alla vittoria per 21 a 9, mentre io affondo nel mio nervosismo semimascherato da un self control che fa ancora acqua da tutte le parti. Poi succede che come un soldato maya sull'orlo del precipizio mi appello alla forza della natura, insomma dico di no. Arriva la reazione, faccio quei punticini che mi salvano le chiappoline ma soprattutto l'onore.
Vedo che Pelly è scottato, non tanto perchè non mi avesse dato i 10 punti di distacco, ma perchè erano lì, ce l'aveva fatta. Ha annusato l'immunità da ogni sfottò per i prossimi anni per poi vedersela strappare, così, a crudo.
E' in questi momenti che viene fuori la mia forza distruttiva. Sì, perchè io avrei potuto farmi da parte ringraziando il cielo per l'umiliazione scongiurata, e invece no. Ci sono dei momenti nella vita in cui è bene scappare, altri no. Questo era uno dei no.
Allora comincio a gasarmi della sconfitta con distacco inferiore a 10 punti, che di per sè ha poco senso per la gente comune. Rilascio interviste da vincente dicendo di aver raggiunto l'obiettivo (cosa vera) e Pelly si stizzisce. Quando è cotto al punto giusto, gli lancio il guanto della sfida: "Io il mio obiettivo l'ho raggiunto, dovevo lasciarti meno di 10 punti e ce l'ho fatta. I miei obiettivi li raggiungo, se facciamo una partita in cui il mio obiettivo è batterti, io ti batto".
Forte del filotto di partite vinte di fila, Pelly prende al volo il guanto della sfida con l'acquolina alla bocca. D'altra parte, con una dichiarazione del genere avevo infilato il mio collo nella sua ghigliottina porgendogli anche l'olio per facilitare l'affondo della lama. Ma non dimenticate la mia forza distruttiva.
Inizia la partita della vita. Vinco il per la palla e mi assicuro i primi punti atterrendo lo spavaldo Pelly. Il pubblico è anch'esso atterrito. Sembro karate kid dopo un massaggio del maestro Miaghi. Rovesci, dritti, schiacciate, conigli. Vinco.
Non c'è aggettivo che possa descrivere una vittoria del genere. E dire che a San Piero Patti ho vinto 3 campionati di fila con la Florentia, un titolo di miglior giocatore, e quest'anno mi ero fregiato di diversi titoli al giuoco delle bocce. Insomma, il sapore della vittoria è un aroma che estate dopo estate tende a rinnovarsi. Ma una vittoria così, che viene dal fango e dal sudore, da un guanto sudato e infangato che sfida il potente... è una sensazione che non si può spiegare.
Questa storia non era mai uscita dalle mura della casa in cui è stato montato il ping pong, nonostante Pelly pensasse che avessi consumato i polpastrelli sul mio samsung per diffonderla via sms a tutto il mondo nelle immediate ore successive. Invece no, non c'era fretta in quei momenti. In quei momenti c'era solo la consapevolezza della mia forza distruttiva.
miércoles, agosto 29, 2007
"Unni mi portati, sotto terra?"
Di tutte le frasi di questo agosto samperoto scelgo quella del signor Nici, l'uomo che cola. Così a chi mi chiederà "cos'è il titolo del tuo post di ritorno?" dirò che è una famosa frase di Nietzschi.
Filosofia a parte, San Piero è sempre San Piero. Io l'avevo detto l'anno scorso di prenotarsi ma poi ci sono state delle defezioni che l'anno prossimo sarebbero giustificabili soltanto come paura di sfidare la faina a ping pong. Sì, perchè questa è stata l'estate del ping pong. Qualcuno lo sa già, altri lo sanno ma fanno finta di non saperlo (D.D.P. & Samuel, la premiata ditta), ma un riassunto per chi invece non sa non fa mai male.
In data 8 agosto mi faccio comprare da Bonnie un tavolo da ping pong. Scelgo tutto io ma uso Bonnie come corriere per facilitare il pagamento. Bonnie paga e parte la spedizione da Battipaglia, che per chi non lo sapesse è vicino Salerno. Passano i giorni (e otto son lunghi) e a Sampe (che per chi non lo sapesse è vicino Patti) ancora niente ping pong. Pelly ed io andiamo nel panico, perché sappiamo che la SDA consegna in tutta Italia in 24 ore (48 nelle isole), ma in otto giorni di ore ce ne sono 192. Allora contatto il venditore, ragazzo a posto, e insieme capiamo che la SDA deve averne fatta una delle sue (Corriere Bartolini rules, semper). Ai geni della SDA risulta che il mio pingopongo sia stato consegnato - non avendo trovato direttamente me - a un negozio di ricambi che si è preso la responsabilità di inoltrarmelo, dicendo di conoscermi.
Filosofia a parte, San Piero è sempre San Piero. Io l'avevo detto l'anno scorso di prenotarsi ma poi ci sono state delle defezioni che l'anno prossimo sarebbero giustificabili soltanto come paura di sfidare la faina a ping pong. Sì, perchè questa è stata l'estate del ping pong. Qualcuno lo sa già, altri lo sanno ma fanno finta di non saperlo (D.D.P. & Samuel, la premiata ditta), ma un riassunto per chi invece non sa non fa mai male.
In data 8 agosto mi faccio comprare da Bonnie un tavolo da ping pong. Scelgo tutto io ma uso Bonnie come corriere per facilitare il pagamento. Bonnie paga e parte la spedizione da Battipaglia, che per chi non lo sapesse è vicino Salerno. Passano i giorni (e otto son lunghi) e a Sampe (che per chi non lo sapesse è vicino Patti) ancora niente ping pong. Pelly ed io andiamo nel panico, perché sappiamo che la SDA consegna in tutta Italia in 24 ore (48 nelle isole), ma in otto giorni di ore ce ne sono 192. Allora contatto il venditore, ragazzo a posto, e insieme capiamo che la SDA deve averne fatta una delle sue (Corriere Bartolini rules, semper). Ai geni della SDA risulta che il mio pingopongo sia stato consegnato - non avendo trovato direttamente me - a un negozio di ricambi che si è preso la responsabilità di inoltrarmelo, dicendo di conoscermi.
Il corriere che si è fatto intortare in quel modo è ancora piegato sul cesso dalle maledizioni che gli ho mandato. Liquido marrone sgorga copiosamente dalle sue natiche.
Ma io e pelly non demordiamo: il pingo l'abbiamo pagato per giocarci ad agosto, non a luglio dell'anno prossimo. Vado a fiuto e capisco che al posto di spedire nella mia via hanno consegnato il pacco in una via omonima a 20 km da casa nostra, via che frequentiamo regolarmente per gestire il nostro traffico di alcolici senz'alcool. Andiamo sul posto del delitto e indaghiamo, ma quando chiediamo se per caso fosse stato consegnato un pacco dalla SDA regna l'omertà. Scoviamo il negozio di ricambi ma le tre facce di tolla dietro il bancone non demordono. Sappiamo che mentono, troppi indizi a loro sfavore, in primis il fatto di essere un negozio di ricambi in una via omonima a quella in cui doveva realmente attraccare l'ambito tavolo verde: ma ahimè in questo mondo di ladri la parola di una faccia di tolla rischia di valere quanto la parola di chi g'ha la resùn. Ecco però che interviene un tabaccaio a rompere il muro di omertà.
Quando infatti stiamo per andarcene con le pive nel sacco, "E venne il tabaccaio" canterebbe Branduardi. Parlo del tabacchi-edicola-cartolibreria che si erge di fronte al ricambista impostore. "Scusate, non è che in questa via è stato consegnato un pacco grande dalla SDA?".
Marito e moglie si guardano (forse padre e figlia, qui non garantisco). Pausa riflessiva. Marito/forse padre prende la parola: "era mica un campo da..." e simula un gesto di una battuta da ping pong, di quelle liftate col tipico colpo della testa di coniglio!
Vedo il paradiso. Rivedo il Sire che mi dà lezioni a Santiago, rivedo me incapace di battere Robi con la sinistra, rivedo i miei progressi fino alla schiacciatona di rovescio con cui faccio firmare a Jose la dichiarazione di mia superiorità nello sport nazionale dei nostri amici cinesi. Rivedo la fortuna.
Spavaldi come cani mai tosati, entriamo nuovamente nel negozio di ricambi. E' un momento mitico, che condanna tre facce di tolla a sprofondare nella vergogna, sentendosi dire: "Il signore della tabaccheria dice che un campo da ping pong è stato consegnato al negozio di ricambi. Senza che noi gli avessimo detto che si trattava di un ping pong".
Io ora potrei svergognare il protagonista di questa storia, consegnando al web nome e cognome di chi ha avuto il coraggio di negare l'evidenza fino al momento in cui si è cacato sotto, ma per definizione è impossibile svergognare uno che il senso della vergogna se l'è pappato tutto in quel pomeriggio. Sprofondando sotto terra, come direbbe il saggio Nietzschi.
Ma io e pelly non demordiamo: il pingo l'abbiamo pagato per giocarci ad agosto, non a luglio dell'anno prossimo. Vado a fiuto e capisco che al posto di spedire nella mia via hanno consegnato il pacco in una via omonima a 20 km da casa nostra, via che frequentiamo regolarmente per gestire il nostro traffico di alcolici senz'alcool. Andiamo sul posto del delitto e indaghiamo, ma quando chiediamo se per caso fosse stato consegnato un pacco dalla SDA regna l'omertà. Scoviamo il negozio di ricambi ma le tre facce di tolla dietro il bancone non demordono. Sappiamo che mentono, troppi indizi a loro sfavore, in primis il fatto di essere un negozio di ricambi in una via omonima a quella in cui doveva realmente attraccare l'ambito tavolo verde: ma ahimè in questo mondo di ladri la parola di una faccia di tolla rischia di valere quanto la parola di chi g'ha la resùn. Ecco però che interviene un tabaccaio a rompere il muro di omertà.
Quando infatti stiamo per andarcene con le pive nel sacco, "E venne il tabaccaio" canterebbe Branduardi. Parlo del tabacchi-edicola-cartolibreria che si erge di fronte al ricambista impostore. "Scusate, non è che in questa via è stato consegnato un pacco grande dalla SDA?".
Marito e moglie si guardano (forse padre e figlia, qui non garantisco). Pausa riflessiva. Marito/forse padre prende la parola: "era mica un campo da..." e simula un gesto di una battuta da ping pong, di quelle liftate col tipico colpo della testa di coniglio!
Vedo il paradiso. Rivedo il Sire che mi dà lezioni a Santiago, rivedo me incapace di battere Robi con la sinistra, rivedo i miei progressi fino alla schiacciatona di rovescio con cui faccio firmare a Jose la dichiarazione di mia superiorità nello sport nazionale dei nostri amici cinesi. Rivedo la fortuna.
Spavaldi come cani mai tosati, entriamo nuovamente nel negozio di ricambi. E' un momento mitico, che condanna tre facce di tolla a sprofondare nella vergogna, sentendosi dire: "Il signore della tabaccheria dice che un campo da ping pong è stato consegnato al negozio di ricambi. Senza che noi gli avessimo detto che si trattava di un ping pong".
Io ora potrei svergognare il protagonista di questa storia, consegnando al web nome e cognome di chi ha avuto il coraggio di negare l'evidenza fino al momento in cui si è cacato sotto, ma per definizione è impossibile svergognare uno che il senso della vergogna se l'è pappato tutto in quel pomeriggio. Sprofondando sotto terra, come direbbe il saggio Nietzschi.