A donkey, a donkey! My kingdom for a donkey!

jueves, agosto 30, 2007

Il guanto della sfida

Quindi la storia del ping pong ora la sapete tutti. Ho sorvolato sul trasporto (un carrozzone da 65 kili appoggiato sul tettuccio della 600 per 18 km di curve) e sul montaggio (ci sono voluti 4 cervelli e 8 mani fino a notte fonda) sennò il post avrebbe raggiunto dimensioni non sopportabili dalla memoria di blogger.
Il punto però è: ci avete giocato con sto ping pong? o meglio, come chiede Alessandro da Corsico "chi ha conseguito la migliore forza al giuoco del ping e del pong?"
Caro Alessandro, ti rispondo subito. Innanzitutto, posso chiamarti Siry? ecco, Siry, partiamo subito dal concetto che Pelly, secondo me, può battere anche Robi. Pelly le prende tutte, tranne alcune mie schiacciatone, quando mi trasformo in cinese. Io sono l'emotivo, nello stesso giorno posso perdere contro Padre Bernardo ma vincere contro Liu Xiao Pen. Non ho regole, tranne quella di essere sregolato. Una volta ho perso un trofeo (proprio quello intitolato al disonesto ricambista) dopo che stavo conducendo 6-0 su Pelly (nei trofei facciamo che non vige cappotto). A dirla tutta, nella settimana di full immersion di ping pong, le volte che ho battuto Pelly si contano sulle dita della mano di un falegname distratto. Di memorabili ho conseguito il Trofeo Moratti (e ci tenevo), il Trofeo Maiorana (olè) e poi... e poi c'è la Leggenda.
Era il primo giorno, vale a dire il pomeriggio dopo la nottata del montaggio: vado giù di sconfitte con la regolarità con cui Alessia Marcuzzi va di corpo da quando usa Activia. Alterno giocate da olimpionico cinese a errori di nervosismo e di sfiga, diciamocelo. Pelly si crogiola in questa situazione e fa incetta di trofei. Allorchè, conoscendomi e conoscendolo, gliela butto lì: "facciamo una partita a 21 con handicap, cioè mi batti se mi stacchi di 10 punti". E' un po' come dire a Henry "facciamo una gara di rigori però tu calci con la tega", una proposta che lusinga chiunque. Pelly non avendo nulla da perdere accoglie la proposta, e parte pure a razzo. Sembra avviato alla vittoria per 21 a 9, mentre io affondo nel mio nervosismo semimascherato da un self control che fa ancora acqua da tutte le parti. Poi succede che come un soldato maya sull'orlo del precipizio mi appello alla forza della natura, insomma dico di no. Arriva la reazione, faccio quei punticini che mi salvano le chiappoline ma soprattutto l'onore.
Vedo che Pelly è scottato, non tanto perchè non mi avesse dato i 10 punti di distacco, ma perchè erano lì, ce l'aveva fatta. Ha annusato l'immunità da ogni sfottò per i prossimi anni per poi vedersela strappare, così, a crudo.
E' in questi momenti che viene fuori la mia forza distruttiva. Sì, perchè io avrei potuto farmi da parte ringraziando il cielo per l'umiliazione scongiurata, e invece no. Ci sono dei momenti nella vita in cui è bene scappare, altri no. Questo era uno dei no.
Allora comincio a gasarmi della sconfitta con distacco inferiore a 10 punti, che di per sè ha poco senso per la gente comune. Rilascio interviste da vincente dicendo di aver raggiunto l'obiettivo (cosa vera) e Pelly si stizzisce. Quando è cotto al punto giusto, gli lancio il guanto della sfida: "Io il mio obiettivo l'ho raggiunto, dovevo lasciarti meno di 10 punti e ce l'ho fatta. I miei obiettivi li raggiungo, se facciamo una partita in cui il mio obiettivo è batterti, io ti batto".
Forte del filotto di partite vinte di fila, Pelly prende al volo il guanto della sfida con l'acquolina alla bocca. D'altra parte, con una dichiarazione del genere avevo infilato il mio collo nella sua ghigliottina porgendogli anche l'olio per facilitare l'affondo della lama. Ma non dimenticate la mia forza distruttiva.
Inizia la partita della vita. Vinco il per la palla e mi assicuro i primi punti atterrendo lo spavaldo Pelly. Il pubblico è anch'esso atterrito. Sembro karate kid dopo un massaggio del maestro Miaghi. Rovesci, dritti, schiacciate, conigli. Vinco.
Non c'è aggettivo che possa descrivere una vittoria del genere. E dire che a San Piero Patti ho vinto 3 campionati di fila con la Florentia, un titolo di miglior giocatore, e quest'anno mi ero fregiato di diversi titoli al giuoco delle bocce. Insomma, il sapore della vittoria è un aroma che estate dopo estate tende a rinnovarsi. Ma una vittoria così, che viene dal fango e dal sudore, da un guanto sudato e infangato che sfida il potente... è una sensazione che non si può spiegare.
Questa storia non era mai uscita dalle mura della casa in cui è stato montato il ping pong, nonostante Pelly pensasse che avessi consumato i polpastrelli sul mio samsung per diffonderla via sms a tutto il mondo nelle immediate ore successive. Invece no, non c'era fretta in quei momenti. In quei momenti c'era solo la consapevolezza della mia forza distruttiva.

7 Comments:

Anonymous Anónimo said...

ciao fay,bentornato,cmq ho fatto un nuovo blog ecco il link http://amantino30.blogspot.com

30 agosto, 2007 14:22

 
Anonymous Anónimo said...

"c'era solo la consapevolezza della mia forza distruttiva" è una frase che vedrei bene in un film di tarantino

30 agosto, 2007 14:29

 
Anonymous Anónimo said...

il sapore della vittoria è qualcosa di bellissimo

30 agosto, 2007 14:42

 
Anonymous Anónimo said...

"I miei obiettivi li raggiungo"
ahaha
non ho parole per offenderti come meriterebbe questa spavalderia, ma il tavolo l'ha comprato bonnie. e dico bonnie. non posso dire altro

30 agosto, 2007 14:43

 
Anonymous Anónimo said...

bentornato fay,ieri ero allo stadio.gran bel cagliari,ma il resto lo scoprirai leggendo nel blogtuvy...

30 agosto, 2007 14:44

 
Anonymous Anónimo said...

mammamia quando vinci sei peggio di andrew howe... ricordo un gol in un derby a winning11 contro l'inter di cj...

30 agosto, 2007 16:13

 
Blogger CarCarlo said...

Gli ultimi due post fanno parte di diritto della Fayneide, per contenuti epici e per il pathos che trasmetti ai lettori...

...il numero di uno psichiatra però non ce l'ho, fattelo dare da qualcuno!

30 agosto, 2007 19:06

 

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